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Mondandori rilancia Anobii partendo dal mobile3 min read

19 Febbraio 2016 3 min read

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Mondandori rilancia Anobii partendo dal mobile3 min read

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Ieri sera è stato presentato il rilancio della app di Anobii, la community letteraria social lanciata nel 2006 ma, dopo qualche anno di stagnazione, rilevata da Mondadori nel 2014. Il nuovo aspetto del sito l’aveva anticipato Wired.it in anteprima quasi un anno fa, oggi il progetto passa allo step successivo grazie a una app più social e interattiva, disponibile su smartphone sia Android che iOS.
Il nostro obiettivo“, hanno dichiarato Edoardo Brugnatelli e Riccardo Felicioli, responsabili dell’iniziativa, “è quello di puntare ad aumentare gli utenti attivi da mobile, spostandoci anche verso a un pubblico più giovane e nativo digitale“. In effetti la potenza di una realtà come Anobii, riconosciuta dalla stessa Mondadori al momento dell’acquisto, è sempre stata la community molto attiva, con 1 milione di utenti registrati, di cui 800mila solo in Italia, e una crescita dell’11-12% rispetto all’anno scorso. Community, però, che è tradizionalmente più legata alla modalità desktop e, a dire il vero, più pertinente alla fascia d’età dei trenta-quarantenni.
L’app di Anobii va proprio in questa direzione: puntando sull’aspetto social, sull’interazione e sulla condivisione di informazioni, recensioni e “scaffali”, si stanno anche testando nuove funzionalità come il coinvolgimento degli utenti in speciali iniziative editoriali e l’implementazione delle funzioni di messaggistica. A dire il vero alcuni problemi tecnici nella app lanciata ieri ci sono ancora, soprattutto a livello di velocità e di funzionalità un po’ criptiche: ma gli sviluppatori assicurano aggiornamenti a stretto giro e soprattutto l’introduzione del “raccomandatore”, ovvero suggerimenti mirati a consigliare nuovi titoli in base a quelli già letti e apprezzati.
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Perché una così forte attenzione a quello che sembra l'”ennesimo” social network?  Ma, soprattutto: perché Mondadori ci investe così tanto senza un apparente e immediato riscontro economico? “Lo viviamo come un progetto di ricerca e sviluppo“, assicura Brugnatelli. “Un numero così alto di iscritti ci permette di avere il polso di una community di forti lettori, adeguando la nostra comunicazione ai cambiamenti rivoluzionari della forma libro che stanno avvenendo in questi anni”. Quindi ancora una volta la “merce” fondamentale sono i dati, gli iscritti. E potersi rivolgere a un pubblico così selezionato come gli anobiiani mette a disposizione una specie di enorme focus group specializzato.
La tendenza non è isolata, comunque. Altre case editrici rilevano progetti legati a libri ed editoria nati sul web per espandere la loro presenza digitale e la capacità di raggiungere i lettori per vie non tradizionali. Proprio ieri sera è giunta la comunicazione che Harper Collins Italia, nuova casa editrice nata dalla riacquisizione delle quote in Harlequin Mondadori da parte del colosso americano, ha acquisito 20lines, community dedicata alla scrittura breve con 220.000 utenti registrati, 15.000 nuove storie pubblicate ogni mese, presenza in 96 Paesi.
Rimane ancora difficile immaginare con certezza la reazione di un pubblico culturalmente forte e tradizionale rispetto a questi nuovi mezzi digitali. È anche vero che, nell’epoca dello strapotere di Facebook, alcune nuove app sociali sfruttano una verticalizzazione settoriale e di nicchia per ritagliarsi il proprio spazio, con prospettive molto alte di crescita. L’unica cautela è di non snaturare le comunità già consolidate: e su questo gli anobiiani non scherzano.
articolo di Paolo Armelli per Wired.it
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