La specie estinta, almeno in letteratura, dei teenager italiani3 min read
Reading Time: 3 minutesL’Italia è un paese vecchio, lo dicono i dati demografici, lo dicono i nomi che compongono la nostra classe dirigenziale, lo dice una politica che si preoccupa più degli anziani e delle pensioni che di formare i giovani.
Dato che la letteratura è lo specchio riassuntivo di un paese, la domanda è: anche la nostra letteratura è vecchia?
Più che vecchia direi che non riesce ad essere giovane e quando tenta di esserlo ricalca inevitabilmente modelli esteri fino a fingere di farne parte.

Prendiamo i teenager.
Quando penso a universi narrativi che rappresentino gli adolescenti americani, mi vengono in mente una marea di titoli da citare tra romanzi e serie tv, da After di Anna Todd ai licantropi di Teen Wolf, da Shadowhunters a Colpa delle stelle.
Se penso ai teenager italiani e cerco un universo narrativo, sia esso televisivo, cinematografico o letterario, che li rappresenti, non mi viene in mente niente. Da noi gli universi immaginari popolari, al massimo ricalcano le famiglie, vedi Nonno felice o I Cesaroni. Opere che attingono al mondo dei teenager italiani, ai loro luoghi, i loro miti, le loro mode, non ce ne sono.
Gli autori italiani che hanno fatto degli adolescenti e i giovani la loro materia di indagine e ispirazione che mi vengono in mente sono Gianluca Morozzi, ma i suoi giovani sono già vecchi, appartengono agli anni Novanta e ai primi Duemila; c’è Federico Moccia, ma anche i suoi giovani sono ormai adulti, inoltre non dimentichiamo che Tre metri sopra il cielo è la riedizione attualizzata di un romanzo che Moccia aveva pubblicato anni prima e che parlava degli adolescenti degli anni Ottanta. Se nomino Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Brizzi, secondo me i 15-18enni di oggi non sanno nemmeno di cosa sto parlando. Fabio Volo parla di trenta-quarantenni.
Gli adolescenti italiani di questi anni è come se non esistessero. Risultano non pervenuti nella letteratura di genere. Vivo all’ombra dei loro coetanei a stelle e strisce. Quando si scrive di teenager in Italia, si finge di non essere italiani e si emulano per forza di cosa quei modelli narrativi esteri dove invece i giovani esistono, sono una realtà prepotente che si cerca di sedurre, rappresentandola in film, tv e libri.
Prendiamo due titoli di cui si è fatto un gran parlare in questi ultimi giorni: My dilemma is you e Over – Un’overdose di te, due titoli che già in sé portano la contaminazione dell’inglese. Si tratta di romanzi scritti da autrici italiane, pubblicati dopo essere comparsi su writing community come Wattpad. Romanzi generazionali su amori e disamori tra teenager. Ovvio che il modello che si vuole ricalcare qui è quello di After di Anna Todd, romanzo che deve aver pur qualcosa di buono per aver scalato le classifiche dei libri più letti in Italia. Fin qui non c’è niente di male. Se un modello editoriale ha funzionato all’estero perché non utilizzarlo anche qui? Ciò che fa riflettere è che le storie sono ambientate negli Usa. Che non solo quello editoriale, ma anche il modello creativo è asservito ai registri d’oltreoceano.
Anche sul fronte del self publishing, romanzi scritti bene e che stanno avendo successo come Big Apple, si rifanno su modelli americani. I teenager italiani nessuno se li fila. Esistono, ma è come se non esistessero perché se non hai un universo narrativo che ti rappresenti, sei materia grezza, non hai forme, non hai segni identificativi.
Non c’è niente, almeno nella tv e nella letteratura che frequento, che mi dia una traccia di come siano fatti i teenager italiani di oggi. Per me sono un enigma e nessuno sembra interessato a svelarlo.