blog di Alberto Grandi
Cose da scrittori

Come si scrive una sinossi?2 min read

22 Dicembre 2015 2 min read

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Come si scrive una sinossi?2 min read

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Young funny man in glasses writing on typewriter
L’anno scorso, al Wired Next Fest, era stato tenuto un workshop dagli autori Leonardo Patrignani e Francesco Gungui, dove si parlava dell’importanza di accompagnare il proprio manoscritto con una scheda di presentazione e una sinossi.
La sinossi è importante, diciamo pure indispensabile.
Un editor tramite la sinossi capisce quale romanzo ha davanti e se vale la pena esaminarlo oppure no.
Se non ha modo di capirlo nell’immediato, il rischio è che il romanzo lo cestini di default.
Del resto perché impegnarsi, cedere parte del proprio tempo a un esordiente che non ha trovato quello per presentare se stesso e la propria creatura?
Come si scrive una sinossi?
Un buon modo è quella di tenere a mente le cinque W del giornalismo, del resto una sinossi ha una funzione informativa:
Who? («Chi?»)
What? («Che cosa?»)
When? («Quando?»)
Where? («Dove?»)
Why? («Perché?»)
Diciamo che una sinossi deve contenere il massimo delle informazioni nel minimo dello spazio (genericamente si va da un minimo di 200 battute, spazi inclusi, a un massimo di due cartelle, cioè 3600 battute, spazi inclusi), poi deve essere intrigante.
Il problema dell’editoria, specie ai tempi di Internet, è che di storie se ne pubblicano tante, quindi risulta difficile fare emergere l’originalità di un’opera, ma è uno sforzo che dobbiamo fare.
Qual è il punto di forza del nostro romanzo, ciò che ne costituisce il tratto distintivo?
Fantasy: la figura del vampiro è riproposta in una chiave mai vista prima? Diciamolo!
Thriller: l’io narrante è il proiettile di una pistola che ci racconta, dal momento dello sparo alla morte della vittima, come ciò è accaduto, quali motivazioni hanno spinto il dito dell’assassino a premere il grilletto? Specifichiamolo!
Se da una parte dobbiamo far emergere l’originalità del romanzo, dall’altra dobbiamo spiegare perché si tratta di un prodotto (sì, amici scrittori, proprio quello, un prodotto al pari di un prosciutto, una PlayStation o una crema idratante) che potrebbe decretare un successo commerciale.
Una cosa che non siamo costretti a fare, nel redigere una sinossi, è raccontare per filo e per segno la trama.
Cent’anni di solitudine: provate a raccontarne la trama in modo lineare, è impossibile. Lo stesso dicasi per romanzi dalla struttura complessa come Il maestro e Margherita di Mikhaíl Bulgakov oppure 2666 di Roberto Bolaño.
Nel caso di storie che non si limitano all’evoluzione della trama, bisogna trasmetterne il senso. Di Cent’anni di solitudine si dirà che è un romanzo generazionale, che racconta la storia di un villaggio attraverso le vicissitudini di una famiglia, mescolando il favoloso con grottesco, la storia con la leggenda, reggendo la lettura su un ritmo incalzante.
In linea di massima, imposterei una sinossi in tre fasi.
La prima riporta le generalità dell’opera, genere, ambientazione eccetera.
La seconda si concentra sulla trama, ne offre una sintesi e qui le cinque W giornalistiche possono essere d’aiuto.
La terza parte lascia spazio alla persuasione: l’autore spiega perché il romanzo ha buone premesse; è importante evitare toni autocelebrativi che fanno solo male.
Ovviamente non c’è una regola fissa.
Se voi ne avete altre, condividetele!

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