L’uso indiscriminato della d eufonica2 min read
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È uno degli errori più comuni nei manoscritti degli autori esordienti.
La d eufonica consiste nell’aggiunta della lettera d ad alcune particelle nel caso la parola successiva inizi per vocale provocando cacofonie.
Di solito la d eufonica si trova nella proposizione a(d) e nella congiunzione e(d), raramente nella congiunzione o(d) .
La regola suggerisce di usarla quando la parola successiva inizia con la medesima vocale:
“Ed era“, “Ed ecco“, “Ad Alessandria”
O in casi rari come locuzioni cristallizzate:
“Ad esempio“, “Ad eccezione”
Non deve essere usata prima di una virgola:
“generava un senso di attesa, ed, esattamente come le altre volte, teneva gli occhi di tutti puntati su di sé”
Poi dobbiamo affinare l’orecchio ed evitare la d eufonica laddove risulti pesante dal punto di vista fonetico. Quasi sempre, quindi, quando la seconda lettera della parola successiva è una d:
“scrittori ed editori”, “sentori od odori”
Come si diceva sopra, l’uso indiscriminato della d eufonica è un po’ ovunque. Nella email che scriviamo, negli articoli che leggiamo e nei manoscritti che spediamo alle case editrici. Evitarlo dimostra una conoscenza dettagliata della lingua.
Anche in questo caso, vale la regola della sottrazione: prima di spedire un manoscritto, assicuratevi di averlo spurgato di tutti gli eccessi piccoli e grandi, che siano aggettivi inutili o d di troppo.
Ecco, a proposti della d eufonica e del suo uso, cosa scrive l’Accademia della Crusca:
“L’uso della ‘d’ eufonica, secondo le indicazioni del famoso storico della lingua Bruno Migliorini, dovrebbe essere limitato ai casi di incontro della stessa vocale, quindi nei casi in cui la congiunzione e e la preposizione a precedano parole inizianti rispettivamente per e e per a (es. ed ecco, ad andare, ad ascoltare, ecc.). Si tratta di una proposta di semplificazione coerente con molti altri processi di semplificazione cui è sottoposta la nostra lingua, ma dobbiamo comunque tener presente che la d eufonica non è un elemento posticcio, ma trova la sua origine nella struttura originaria delle due parole interessate che in latino erano et e ad“.