"Atti osceni in luogo privato", Marco Missiroli – recensione3 min read
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È il libro del momento. Tutti ne parlano. Molti lo leggono e la maggior parte dei pareri sono entusiasti. Parliamo di Atti osceni in luogo privato (Feltrinelli) di Marco Missiroli. Romanzo di formazione erotica e sentimentale di Libero Marsell italiano trapiantato a Parigini, figlio di una madre che per vanità manda all’aria un matrimonio e di un padre colto, cultore dell’omeopatia e malinconico.
Il romanzo procede per fasi della vita: infanzia, adolescenza, giovinezza, adultità, nascita.
Il suo dna si mostra, come avviene per gli esseri umani e per i libri che hanno una propria voce, fin dall’incipit:
“Avevo dodici anni e un mese, mamma riempiva i piatti di cappelletti e raccontava di come l’utero sia il principio della modernità. Versò il brodo di gallina e disse – Impariamo dalla Francia con le sue ondate di suffragette che hanno liberalizzato le coscienze.
“- E i pompini.
“La crepa fu questa. Mio padre che soffiava sul cucchiaio mentre sentenziava: e i pompini.”
Il romanzo di Missiroli è così, leggero, colto, molto francese. Non solo perché è ambientato in parte a Parigi (dove l’autore ha vissuto), ma anche perché è piacevolmente libertino; parla con un linguaggio rapido e senza traumi di masturbazione, circoncisione, adulterio. Il sesso è vissuto come un’iniziazione ma non tragica ed eroica assieme come avviene nel Lamento di Portnoy di Philip Roth. L’osceno è svelato senza falsi pudori né rivendicazioni. E forse è questa l’unica accusa che si può lanciare a Missiroli: la scrittura fin troppo colta e sapiente non pone mai il lettore davanti a un punto di rottura, una crisi da metabolizzare e superare. Tutto avviene perché è destino che avvenga.
La conoscenza del sesso procede di pari passo a quella della letteratura. Libero legge Camus, il padre lo presenta addirittura a Sartre; s’imbatte in quel furbastro di Henry Miller, tra gli italiani due autori che in Francia hanno ottenuto successo (anche nei gusti letterari del protagonista questo romanzo è francese diciamo pure parigino) Buzzati e Silone.
La storia, l’autore non me ne voglia, non è assolutamente un insulto, è perfetta per l’estate, per la spiaggia. La lettura è rapida e ammiccante. Tutto quello che Libero attraversa è ciò che noi lettori adulti abbiamo già attraversato: sesso, amore, perdita. In questo album fotografico dell’amore e del sesso dove le foto sono ingiallite dalla malinconia lieve (quanto calcolata con astuzia di narratore consumato – questo non è il primo libro di Missiroli e si vede) della consunzione, le parti più belle sono quelle che riguardano le donne descritte senza infierire, senza misoginia (anche qui la distanza da Portnoy) ma con tratti delicati anche quando ne svelano la sessualità: “Era un seno bianco, i capezzoli rosa e l’areola ampia. Maestoso, strabordava dai lati e rimaneva inspiegabilmente ritto e compatto. Servivano due mani per ogni mammella. Quel seno avrebbe scalfito la mia corteccia cerebrale in eterno: il Big Bang della mia memoria masturbatoria”.
Dicevamo, il romanzo ha ricevuto per lo più recensioni positive, mentre i commenti della rete lo hanno giudicato negativamente: furbo, deludente, citazionista, premeditato. Tutte accuse che in parte condivido ma che convergono e sfumano verso un punto di vista autentico e che conferisce all’autore una voce distinta. Sì, anche per il suo anacronismo sfoggiato con elegante erre francese.