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Intervista a Leonardo Patrignani autore di Multiversum6 min read

27 Febbraio 2015 6 min read

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Intervista a Leonardo Patrignani autore di Multiversum6 min read

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Incontro Leonardo Patrignani, autore di Multiversum (trilogia di fantascienza, rivolta a un pubblico Young Adult, composta dai libri Multiversum, Memoria, Utopia) in un bar vicino alla stazione centrale a Milano. Come ho già anticipato, non ho letto nulla di quest’autore. Lui mi ha contattato e mi ha passato una copia del primo romanzo, Multiversum, che leggerò e di cui scriverò poi. Quello che segue è il resoconto di una chiacchierata circa editoria, scrittura e fantascienza, più le risposte alle domande che mi avete chiesto di inoltrargli via Facebook.
Ciao Leonardo, prima di tutto parlami, da autore, dello stato dell’editoria in Italia, è così disastroso come dicono le ultime cifre?
Sì, purtroppo. In Italia si legge poco. I libri vendono sempre meno e secondo me alla base di questo calo ci sono due questioni: la crisi economica e la nostra pigrizia. Noi italiani ci siamo rimbambiti davanti alla tv, non abbiamo più stimoli, curiosità di cercare il nuovo che magari si trova nei romanzi.
Beh, speriamo che le cose migliorino. Veniamo a te: cominciamo a parlare del tuo percorso. Ho letto che hai suonato e doppiato prima di scrivere.
La passione dello scrivere è stata sempre presente in me, tant’è che il primo romanzo lo pubblicai nel 2000 con un piccolo editore torinese, si trattava di un thriller, Labirinto. Intanto suonavo con una band heavy metal. Dopo lo scioglimento, nel 2004, ho tentato la strada della recitazione, o più precisamente, della dizione, frequentando il Cta a Milano (Centro teatro attivo, ndr).
Hai avuto esperienze sul set?
Una, tragica per la verità, in una serie tv piuttosto brutta, Terapia d’urgenza, forse l’unica girata a Milano; tra gli attori c’erano Sergio Múñiz e Milena Miconi.
Come mai disastrosa?
Per vari motivi, tra cui il boicottaggio da Roma. La gente di lì non voleva che si girasse a Milano. Cinema e tv si producono soprattutto a Roma, a Milano invece, si lavora molto nel doppiaggio dei videogiochi.
E ho letto su Wikipedia che tu ne hai doppiati diversi, giusto?
Vero, infatti alle presentazioni dei miei libri, la gente mi chiede spesso di ripetere le frasi che hanno sentito alla console. In Assassin’s Creed ho prestato la voce ai vari personaggi della strada, tipo il banditore, il medico, le guardie sui tetti. In Call of Duty, invece urlavo in battaglia. In Pro Evolution Soccer non ho prestato la mia voce all’interno del videogioco, ma sono stato presentatore telecronista nel corso dei vari tornei che si organizzano in Italia.
Visto che siamo in tema ti inoltro una delle domande poste dalla community…
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I videogame mi hanno influenzato nella stesura di Multiversum. La trilogia, difatti, parla di mondi paralleli e la trama si sviluppa su più livelli e questa è una caratteristica che troviamo anche in molti videogiochi. Ma tutto ciò che parla della storia e di come sarebbe il mondo se… mi ha sempre affascinato. Ad esempio, da piccolo mi piacevano i Librogame dove tu sei letteralmente dentro una trama che non si sviluppa obbligatoriamente in modo lineare, ma può biforcarsi.
Ok, ora torniamo a Multiversum e alla sua genesi. Come avrai capito, in questo social network non sono pochi gli aspiranti scrittori. Come sei riuscito a raggiungere un grande editore come Mondadori?
Allora, nel 2008, dopo l’esperienza non esattamente positiva di Terapia d’urgenza e aver subito un grave lutto in famiglia, ho deciso di ripartire con la scrittura. Ho terminato quindi Multiversum che nella prima stesura era un romanzo conclusivo e non parte di una trilogia. Ho spedito alle varie case editrici una scheda informativa sul mio lavoro per capire se erano interessate.
Quindi non hai mandato l’intero manoscritto?
No, mandavo delle schede con tanto di titolo dell’opera, genere, target, venti righe di sinossi per far sì che l’editore capisse se era interessato o meno. Questo modo di procedere è frutto della mia esperienza nel mondo della musica. Nella prima fase l’importante è capire se la collocazione è quella giusta e quindi inviare una proposta a collane editoriali compatibili.
Come sei arrivato a Mondadori?
All’inizio Sonzogno si era mostrata interessata al testo nella persona di Patricia Chendi, direttrice editoriale e avevo ricevuto una proposta di pubblicazione. Ho contattato Piergiorgio Nicolazzini, mio attuale agente, dicendogli che avevo una potenziale proposta da parte della Sonzogno. Nicolazzini mi chiese di far girare il file che, a quel punto, ha attirato l’interesse della Mondadori dato che il mio testo era assimilabile alla collana Chrysalide dedicata al pubblico Young Adult. Dopo la pubblicazione del primo capitolo andata bene, ho firmato un contratto per gli altri due.
Per “andata bene” che significa? Quanto hai venduto, 5mila copie?
Qualcosa di più, forse intorno alle 7mila, che è già un buon numero.
Che cosa ha attirato del tuo romanzo gli editori?
Guarda, a detta di loro stessi, l’idea di due adolescenti – un ragazzo di Milano e una ragazza australiana – che comunicano in stati di alterazione della coscienza, ma vivono in mondi paralleli e pertanto devono attraversare il multiverso per incontrarsi veramente, era molto fresca per un mercato saturo e pago di storie di vampiri e zombie.
Riguardo ai mondi paralleli e alla teoria del multiverso…
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Sì, certo. Voglio precisare che ho cercato di dare a questo romanzo e ai tanti spunti fantascientifici che offre, spiegazioni scientifiche, mediche, insomma che ne avvalorassero la verosimiglianza. Per quanto riguarda la teoria quantistica del multiverso che si basa sulle particelle subatomiche, ho visto diversi documentari e letto i libri di Brian Greene (fisico americano, tra i più importanti sostenitori della teoria delle stringhe, ndr).
Per quanto riguarda i generi di intrattenimento che ti hanno influenzato, che ci dici del cinema?
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Anche quello mi ha influenzato, soprattutto film come Matrix dei fratelli Wachowski o Inception di Christopher Nolan, film che non sono semplici storie, ma coinvolgono il vissuto quotidiano di chi li guarda e lo portano a farsi delle domande sullo spazio e il tempo che lo circondano.
E la letteratura…
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In letteratura, a prescindere dai generi, un autore che mi ha influenzato – tanto che ho voluto inserirlo nel mio profilo biografico – è Stephen King. Poi mi piace Philip K Dick e un passaggio di Multiversum in cui Alex si trova in una Milano parallela e contemporanea alla nostra ma in guerra e dove si parla tedesco, è un chiaro richiamo alla sua Svastica sul sole. Tra gli autori italiani ho letto Dario Tonani, autore di Mondo9, e Giulia Gubellini, che ha scritto Under. Ma le mie primissime influenze riguardano le letture che feci a nove anni e ruotano attorno a due autori fondamentali: Emilio Salgari e Jules Verne.
Una curiosità: io non ho letto ancora il romanzo, ma mi sembra si tratti di una storia d’amore…
Lo è in parte, ma col procedere nella trama, soprattutto in Memoria e Utopia, i protagonisti vengono a conoscenza di mondi paralleli alla Orwell, fortemente condizionati dalla tecnologia, dove entrano in campo tematiche tipiche di certa fantascienza, soprattutto distopica.
Terminiamo con l’ultima domanda rivolta dagli utenti:
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Per la verità in Multiversum non parlo troppo di natura o temi ecologici. Affronto il tema della tecnologia soprattutto nei seguiti Memoria e Utopia, dove descrivo società regolate da governi ombra che si servono proprio della tecnologia per monitorare i cittadini e di come questa possa diventare pervarsiva del nostro modo d’essere, togliendo spazio alla libertà e omologandoci. E secondo me è questo il grande rischio che corriamo oggi.
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