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Città allo sfascio: il fascino perverso del ruin porn – #RaccontiDistopici2 min read

8 Febbraio 2015 2 min read

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Città allo sfascio: il fascino perverso del ruin porn – #RaccontiDistopici2 min read

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Da sempre gli scenari di luoghi abbandonati dove alla grandiosità del passato si combina lo sfascio del presente e la decadenza assume tonalità eleganti e malinconiche, affascinano l’immaginario collettivo. Su Internet dilagano le gallery di città in bancarotta, centri del capitalismo che fu, colpiti duramente dalla crisi economica, ridotti allo spettro di se stessi. Questo fenomeno, chiamato ruin porn, è oggi considerato una nuova corrente della fotografia. Per spiegare il fascino che queste immagini hanno sul nostro cervello, Ryan Holiday, media strategist, conoscitore del web e dei suoi meccanismi di viralizzazione, autore di un saggio il cui titolo è tutto un programma, Credim! Sono un bugiardo. Confessioni di un manipolatore di media (Hoepli, 18 euro), cita il caso di Detroit.
Qualche tempo fa, quando già si preannunciava la bancarotta di Detroit, circolarono delle immagini di questa metropoli che affascinarono e commossero assieme gli utenti americani. Si trattava di foto suggestive che ritraevano luoghi simbolo come la Michigan Central Station, la William Livingstone House e lo United Artists Theatre completamente abbandonati e a pezzi. Immagini che inscenavano un fallimento orribile e affascinante, come titolò la gallery del Time e che avevano totalizzato milioni di visualizzazioni. Nel 2009, prima che queste foto circolassero, ne erano state messe online altre sul sito della Magnum Photos, sempre su scorci urbani decadenti. Ma a differenza della slide show dell’Huffington Post, commentata 4mila volte in pochi giorni, quella della Magnum Photo totalizzò solo 21 commenti in due anni.
Perché?
Semplice, le foto dell’Huffington Post non ritraevano persone, quelle della Magnum Photos, sì. Nelle foto dell’HP c’era la grandiosa decadenza di una città, ma non i suoi abitanti depressi, smagriti, affamati, che chiedevano l’elemosina. Per questo avevano avuto così tanto successo e le altre pochissimo. La fascinazione del degrado urbano alla Blade Runner ci spinge a cliccare, condividere, commentare, l’immedesimazione in un nostro simile che muore di fame no. Quella è u’immagine inchiodata a se stessa, alla sua cruda realtà di cronaca su cui noi non vogliano indugiare più di tanto.
Le immagini di un mondo vuotato dell’elemento umano, ridotto a teatro solitario, ricorrono anche nella narrativa distopica e apocalittica – per non parlare dei videogiochi come The Last of Us – che va tanto di moda di questi tempi; tanto per citare due titoli di successo, le ritroviamo nella Trilogia del Silo di Hugh Howey e in Metro 2033 di Dmitry Glukhovsky. Qui in basso trovate alcune ipotesi di “capitali abbandonate” tratte dal sito abandonedography.com.
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