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L’uomo che cadde sulla Terra di Walter Tevis2 min read

12 Gennaio 2015 2 min read

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L’uomo che cadde sulla Terra di Walter Tevis2 min read

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Recentemente ho letto un romanzo scifi che mi ha colpito così favorevolmente da spingermi a guardare la versione cinematografica. Parlo de L’uomo che cadde sulla Terra pubblicato da Walter Tevis nel 1963, divenuto film nel 1976 per la regia di Nicolas Roeg, starring David Bowie nella parte dell’alieno Thomas Jerome Newton. Bene, lasciate perdere il film e leggete il romanzo. Il romanzo è un capolavoro della fantascienza. Il film, almeno per come la vedo io, è un prodotto che soffre tutti i difetti – con qualche rara virtù – dell’epoca in cui venne girato, gli anni Settanta. Visionario fin troppo, una parabola la cui estetica eccessiva riduce la portata etica e i temi sulla società e l’individuo che rendono il romanzo di Tevis anomalo all’interno del suo genere e, allo stesso tempo, un classico (non solo di genere).

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La storia è quella di Thomas Jerome Newton proveniente da Anthea, un mondo sull’orlo dell’esaurimento e che vede la Terra come ultima speranza. Giunge, con sembianze umane, sul nostro pianeta per salvare la sua specie e quella umana. Intanto pensa già al viaggio di ritorno e per costruire l’astronave che lo riporterà su Athena fonda una società e immette sul mercato prodotti tecnologicamente avanzati che lo rendono ricchissimo. Intanto conosce i terrestri, la loro civiltà, i tanti difetti, le rare virtù e a fatica vi si adegua. Sviluppa un insano amore per l’alcol e incontra una serie di individui con cui ha in comune una profonda solitudine.

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L’alieno sulla Terra è la metafora dell’individuo solo nella società industrializzata, che funziona meccanicamente ed è pensata per soddisfare le masse e non occuparsi di singole unità anomale e magari non funzionanti come ci si aspetta. Sì, perché Newton è anche fisiologicamente fragile, troppo per tollerare la gravità terrestre e altre caratteristiche del nostro pianeta. E qui entra in campo la componente autobiografica. Anche Tevis era solo e fragile. Da bambino, una malattia lo aveva costretto per lungo tempo in ospedale, sopportando esami dolorosi e lontano dai genitori. Naturalmente da adulto aveva sviluppato un attaccamento alla bottiglia.
Raffinato, scorrevole e ancora attuale, L’uomo che cadde sulla Terra è un bellissimo romanzo che consiglio. Qui di seguito le prime righe.
Io l’ho comprato edito da MinimumFax ma pare che l’edizione più recente (2012) sia quella di BEAT.

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