Pulp Fiction e Fargo, due modi diversi di scrivere (e fare) cinema2 min read
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Esattamente 20 anni fa, il 16 dicembre 1994, esordiva nelle sale italiane, un film che ha fatto epoca, Pulp Fiction di Quentin Tarantino. Secondo voi questo film è stato un capolavoro? Io non saprei ancora dirlo. Di sicuro si è trattato di una pellicola importante, che ha condizionato più che un modo di fare cinema, un modo di scriverlo il cinema, quindi di lavorare la sceneggiatura. Se ci fate caso, dopo Pulp Fiction cominciarono a uscire film che sfoderavano dialoghi lunghi, pieni di digressioni e di figure retoriche, sulla falsariga dei pipponi filosofici di Vincent Vega e Jules Winnfield. Tanto per citarne alcuni, Get Shorty (1995), Killing Zoe (1994), The Snatch (2000) eccetera. Film dove i personaggi si esprimevano con dialoghi che mescolavano filosofia e cultura pop in un pastiche a volte riuscito altre pretenzioso.
Sicuramente, c’è molta letteratura in Pulp Fiction. Quentin Tarantino, annovera tra i suoi autori preferiti Elmore Leonard – autore tra i più “saccheggiati” di Hollywood, lo stesso Tarantino firmò la traduzione cinematografica di un suo romanzo, Punch al rum, col titolo Jackie Brown -, Edward Bunker, ex galeotto divenuto poi romanziere e attore a tempo perso – compare brevemente in Le iene come Mr Blue. In Leonard, come in James Ellroy, i dialoghi sono fondamentali. I suoi libri procedono attraverso un parlato fluido, spontaneo. In Tarantino il dialogo è certamente più autorevole, meno “metabolizzato” dal vissuto quotidiano è qualcosa di studiato, cesellato sulle labbra degli attori. Il citazionismo alla Pulp Fiction a volte è ridondante.
C’è un film, uscito due anni dopo Pulp Fiction, che appartiene allo stesso genere, il noir, ma inversamente al capolavoro di Tarantino, fa dell’economia dei dialoghi la cifra stilistica della sua sceneggiatura e oppone al citazionismo il silenzio oppure la battuta laconica, un film che io considero perfetto nel suo genere, ed è Fargo dei fratelli Coen. Anche Fargo ha fatto scuola e oggi viene riproposto come serie tv – la prima puntata andrà in onda in Italia questa sera su Sky Atlantic. Se dovessimo usar, le sparatorie come metafora dei due diversi stili di sceneggiatura diremmo che Pulp Fiction è un torrenziale crivellare di colpi fino all’ultimo bossolo, una mitragliata con urla strazianti a seguire; Fargo è uno sparo che echeggia nel silenzio della tragedia. E in letteratura? Pulp Fiction è Lolita di Vladimir Nabokov, una machina narrativa perfettamente oliata, cesellata in ogni parola impressa sulla pagina, Fargo è Vergogna il capolavoro di JM Coetzee che gli è valso il Nobel: poche frasi, quelle che ci vogliono. Per far ridere e piangere.
Non saprei dire quale tecnica, tra le due, sia migliore.