Come creare l’isola immaginaria del tuo prossimo romanzo5 min read
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VALORE METAFORICO
Quest’anno ho avuto la fortuna di passare le vacanze in Grecia. Sono stato per isole: Naxos, Astipalea, Amorgos e poi la prossima – l’ultima prima del per niente desiderato rientro in patria – Koufunissi. Dato che mi piace leggere, per forza di cose mi sono interrogato sulla funzione dell’isola nella letteratura mondiale.
È dai tempi di Omero che l’isola è meta della narrativa, luogo di formazione, teatro di utopie e distopie, mondo parallelo dove l’uomo è messo alla prova.
Spesso la fascinazione dell’isola sta nell’essere distaccata non solo dal continente, ma dalla civiltà. È un luogo dove la storia dell’uomo viene rifondata, nel bene o nel male, e occasione di riscatto.
Nel Signore delle mosche di William Golding, l’isola, dove naufraga una scolaresca, offre ai superstiti l’occasione di organizzare una democrazia per vivere pacificamente in attesa dei soccorsi. Ma presto la democrazia viene incrinata dall’istinto selvaggio e quella che era una civiltà allo stato embrionale sprofonda nel caos e nella violenza.
In Robinson Cruose, di Daniel Defoe, l’isola è la sfida che l’uomo raccoglie e vince, provando a se stesso di essere autonomo e, industriandosi, di riuscire sopravvivere e trionfare sul territorio che lo circonda. Certo, c’è chi ha visto in Cruose un eroe negativo, il cui trionfo non è tanto la vittoria della civiltà ma di una civiltà sull’altra. Affermava James Joyce in una conferenza del 1912: “Il vero simbolo della conquista britannica è Robinson Crusoe, che, naufragato su un’isola deserta, con in tasca un coltello e una pipa, diventa un architetto, un falegname, un arrotino, un astronomo, un fornaio, un maestro d’ascia, un vasaio, un sellaio, un contadino, un sarto, un ombrellaio, un prelato. Egli è il vero prototipo del colonialista britannico, come Venerdì (lo schiavo fedele che arriva in un giorno sfortunato) è il simbolo delle razze assoggettate. L’intero spirito anglosassone è in Crusoe: la virile indipendenza, la crudeltà inconscia, la perseveranza, l’intelligenza lenta ma efficace, l’apatia sessuale, la pratica e ben equilibrata religiosità, il calcolo taciturno”.
Nell’Isola del dottor Moreau di H. G. Wells l’isola non è teatro di una prova di civiltà e sopravvivenza, ma un laboratorio dove la scienza sperimenta all’estremo, senza nessuna censura. Ci sono poi le isole immaginarie, luoghi irraggiungibili se non per elezione o in condizioni particolari. L’isola che non c’è di Peter Pan è la terra della purezza; solo i bambini possono arrivarci seguendo la “seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino“. Non si può non citare poi L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson. Pare che l’idea del romanzo venne all’autore vedendo il figliastro dipingere ad acquerelli la mappa. Stevenson affascinato dal disegno, prese a battezzare alcuni luoghi delineandoli meglio con l’immaginazione. La mappa, che segna la geografia di un’isola, è altrettanto importante del movente narrativo che la ispira.
VEROSIMIGLIANZA: LA MAPPA
Oggi, una mappa è alla base di qualsiasi luogo immaginario in letteratura. Grazie a Internet e a software appositi, siamo in grado di creare un nuovo mondo tenendo conto degli aspetti indispensabili al suo equilibrio e alla sua verosimiglianza, come la biodiversità, le proporzioni, le caratteristiche climatiche eccetera. Non bisogna essere cartografi di professione per creare isole realistiche. Ian Silva è un conducente di treni a Sydney che, nel tempo libero, ha creato e perfezionato un mondo fantastico, quello delle Isole Koan, dettagliato sotto tutti i punti di vista. Un arcipelago composto da 32 isole, 9 città principali, 11 parchi nazionali e così via. Oggi le isole Koan sono meta di migliaia di utenti che le visitano su siti e social network che ne parlano.
Un’istituzione vivente nell’ambito della cartografia fantasy è lo scozzese Jonathan Roberts che sul suo sito, Fantastic Maps, condivide la sua passione con gli altri. Proprio Roberts è stato incaricato da George R. R. Martin, l’autore del Trono di spade, di disegnare le mappe alla base dell’universo della saga. “la prima cosa che faccio quando ricevo una commissione è vedere se ha senso”, racconta, “il realismo è importante, anche i mondi immaginari hanno bisogno di logica. Occorre saper dare alla gente cose che abbiano un senso”. Sul sito, Roberts mostra le sue creazioni con video esplicativi, come quello che segue dove mostra come crea le montagne.
Riassumendo ecco quali sono gli aspetti da tenere presente quando scrivi un romanzo ambientato su un’isola immaginaria.
Identità – L’isola deve averne una che la renda unica. Si tratti di un luogo metaforico, magico, di un territorio che nasconde un tesoro o una tragedia, non può essere semplicemente una realtà geografica, anche teatro di narrazione. Sei uno scrittore prima che un cartografo
Pensa la trama prima di disegnare – Se non lo fai, la tua mappa continuerà ad aggiornarsi con luoghi e popolazioni che emergono mano a mano che scrivi la storia creando confusione. Prima di pensare la geografia del romanzo, devi come minimo avere una vaga idea di cosa rappresenterà.
Rispolvera Tolkien – Questa regola vale soprattutto se stai creando la mappa di un’isola fantasy. Il signore degli anelli è stato probabilmente il primo libro a fornire al lettore una topografia verosimile di un mondo immaginario. La regola è sempre quella: impara dai maestri.
Pensa una legenda – Una mappa, anche di una realtà geografica limitata come un’isola, indica spiagge, colline, montagne, grotte, corsi d’acqua, scogliere, boschi, radure sentieri, strade ufficiali… e anche villaggi, città, confini territoriali. Insomma, un sacco di roba. Fai una legenda con le informazioni più importanti che vuoi passare al lettore, tenendo conto che una mappa non deve necessariamente dire tutto.
Lascia stare il Medioevo e concentrati su Google Maps – Molte mappe fantasy hanno uno stile fiabesco che richiama i disegni del Medioevo. In realtà in quell’epoca, le mappe non erano così diffuse. Dai alla tua mappa il sapore di un vecchio documento chiuso per secoli in un forziere segreto, ma conferiscigli l’esattezza di un Gps contemporaneo.
Usa la mappa per fare social marketing – Spesso l’auto promozione è nient’altro che spam. L’autore martella gli utenti su Facebook e Twitter ripetendo che il suo nuovo romanzo è disponibile su Amazon. Col risultato che chi lo segue finisce con lo stufarsi. Fare social marketing è importante, ma farlo bene lo è ancora di più. Ecco che una mappa della tua isola immaginaria potrebbe rivelarsi una buona strategia di promozione. Fornendo dettagli, indicazioni geografiche, climatiche del luogo che hai creato con la tua fantasia, invogli i tuoi utenti a visitarlo. E a leggerti.
Oh, ma hai visto le mappe fantastiche su Pinterest? – Ce ne sono di fighissime. Dai un’occhiata e lasciati ispirare. Digita sul motore “fantasy map”.
Link utili per questo articolo:
Disegnare mappe di mondi fantastici
L’uomo che disegnava mappe immaginarie
Koan Islands – Wired.com