Raymond Chandler: dieci regole per scrivere il perfetto romanzo noir3 min read
Reading Time: 3 minutes
Raymond Chandler è ancora attuale come autore?
Recentemente leggevo un articolo su Repubblica in cui si parlava di una tendenza “soft boiled” dei generi romanzeschi più machi di sempre, il noir e l’hard boiled, oggi rappresentati da autori come James Ellroy (L. A. Confidential e American Tabloid) e che hanno i capostipiti in due grandi del passato, Dashiell Hammett (Il falcone maltese) e, appunto, Raymond Chandler (Il lungo addio).
Secondo l’articolo, il detective puro e duro che andava di moda negli anni Venti e Trenta e portato al cinema dalle facce malinconiche e oneste di Robert Mitchum e Humphrey Bogart, oggi è un po’ meno puro. Anche lui si sente confuso e non disdegna di contaminare la sua granitica eterosessualità con incursioni nel mondo gay (il detective omosessuale Arturo Zarco della scrittrice spagnola Marta Sanz, l’esempio più recente). Tornando a Chandler e Hammett, nonostante inscenassero una realtà abbastanza simile, cioè quella della violenza metropolitana, dei crimini, dei regolamenti di conti eccetera, avevano un approccio alla scrittura molto diverso.

Jame Ellroy, intervistato da Carlo Lucarelli, così sintetizza il suo punto di vista sui suoi “padri letterari” chiarendo implicitamente quale preferiva: “[Chanlder, ndr] scriveva dell’uomo che avrebbe voluto essere. Hammett invece scriveva dell’uomo che aveva paura di essere“. Come a dire, Hammett era un vero duro, Chandler uno che si atteggiava da duro. E questo emerge anche dalla prosa: quella di Hammett secca, rapida, sintetica, una sorta di scrittura alla Hemingway resa ancor più minimale dalle esigenze oggettive di un verbale di polizia, la scrittura di Chandler più intellettuale, tortuosa, psicologica. Col risultato che a volte il suo detective Philip Marlowe risulta fin troppo puro e duro. E viene il sospetto che non lo sia veramente.
Questi due incipit messi a confronto, secondo me sono abbastanza sintomatici della differenza che c’era tra i due autori.

Magari è vero che oggi risulta un po’ anacronistico Raymond Chandler (più di quanto risulti Hammett). Però queste regole da lui redatte per scrivere un romanzo noir, secondo me sono ancora valide. A prescindere dall’orientamento sessuale del detective. Voi che dite?
1. Il romanzo poliziesco deve essere motivato in maniera credibile sia come situazione originale, sia come conclusione.
2. Il romanzo poliziesco deve essere tecnicamente esatto per quanto riguarda i metodi del crimine e dell’indagine.
3. Il romanzo poliziesco deve essere realistico per quanto riguarda personaggi, ambiente e atmosfera. Deve trattare di persone vere in un mondo vero.
4. Il romanzo giallo deve avere un autentico valore come storia, a parte l’elemento poliziesco.
5. Il romanzo poliziesco deve avere una semplicità di struttura fondamentale, sufficiente a rendere facili le spiegazioni quando è il momento.
6. Il mistero insito nel romanzo poliziesco deve eludere un lettore ragionevolmente intelligente.
7. La soluzione, una volta rivelata, deve apparire inevitabile.
8. Il romanzo poliziesco non deve cercare di fare tutto in una volta. Se è una storia misteriosa in un clima mentale freddo, non può essere contemporaneamente una storia di violente avventure o di amore appassionato.
9. Il romanzo poliziesco deve punire il criminale in un modo o nell’altro, non necessariamente mediante il giudizio di un tribunale… Senza la punizione, il romanzo diventa simile a un accordo non risolto in musica. Lascia un senso di irritazione.
10. Il romanzo poliziesco deve essere ragionevolmente onesto con il lettore.