La vita prima della vita
L'Essere Supremo si avvicinò allo specchio
d'acqua e si sporse oltre la riva per fissare la
propria immagine riflessa. Ciò che vide fu una
testa liscia come scolpita nel marmo e due
globi neri e luminosi inseriti nelle orbite.
Sollevò lo sguardo sul mondo su cui era
atterrato, privo di vita intelligente ma fatto
apposta per ospitarla.
Il pianeta si trovava in una galassia
marginale. Era di forma sferica e coperto in
parte da acqua in parte da terre emerse. Alcune
terre beneficiavano di un clima temperato e
mite, altre erano rese inospitali da temperature
molto basse. L'Essere Supremo si trovava su
un'isola dell'emisfero australe dove la
temperatura era superiore ai 20 gradi
centigradi. Era uscito dall'astronave senza tuta
simbiotica, completamente nudo.
L'Essere Supremo abbandonò lo stagno
presso le cui rive si era specchiato e tornò alla
spiaggia. Osservò con occhi neri e lucenti il
mare, quell'infinita distesa azzurra che
sembrava creata apposta per accogliere i
microorganismi dai cui ottenere una nuova
specie. Infine, fissò la grande stella gialla
distante più di 140 miliardi di chilometri, ma
abbastanza vicina da riscaldare. Era grazie a
quella stella, a quella palla enorme e
incandescente, se quel mondo vergine poteva
diventare luogo perfetto ove crescere la vita.
L'Essere Supremo sfidò con occhi neri e
immoti la luce del sole fino a quando esso,
come in segno di resa, cominciò a calare oltre
l'orizzonte. Allora assistette a un fenomeno
che lo lasciò senza fiato e lo convinse una
volta di più che il luogo in cui si trovava era
eccezionale: la sera.
Vide l'oscurità scendere sull'orizzonte fino a
guarnirlo di stelle e la luna stamparsi sul cielo,
prima debole e sfuocata, poi sempre più netta.
I suoi occhi, neri e duri, divennero umidi per
la commozione.
«Che posto incredibile è questo!» disse.
Voltò le spalle all'orizzonte per ritornare alla
nave e comunicare alla sua gente l'incredibile
scoperta.
Durante il cammino, provò l’esigenza di
defecare. Individuò una fenditura tra due pareti
rocciose e la varcò. Dentro la grotta, piegò le
ginocchia fino a sfiorare i talloni con le terga,
ed espulse un unico escremento solido e di un
verde fosforescente attraverso il condotto
anale, socchiudendo gli occhi e sorridendo
beatamente.
Terminata l'evacuazione, si alzò più leggero
e felice di prima e raggiunse la sua
destinazione.
L'astronave aveva una forma semplice e
aerodinamica. Era liscia e piatta, simile a una
lastra di cristallo, fatta eccezione per una
piccola sporgenza situata al centro del lato
inferiore: la plancia.
L'Essere Supremo salì una piccola scaletta
ribaltabile ed entrò nell'abitacolo. Sedette su
una poltrona a forma di conchiglia e indossò
un casco fatto di materia molle e organica. Il
casco era collegato a una console. L'Essere
Supremo chiuse gli occhi e avviò la
comunicazione telepatica.
«Mi sentite?»
In una camera situata a miliardi di anni luce
di distanza, un suo simile, che indossava un
casco identico, captò i suoi pensieri.
«Ciao Plagas, come stai?»
L'Essere Supremo, conosciuto dalla sua
gente con quel nome, rispose: «Benissimo, e tu
Globlin?»
«Non mi lamento. Allora, trovato qualcosa
d’interessante?»
«Sono capitato su un pianeta incredibile. È il
posto che tanto abbiamo cercato, credimi!»
Globlin conosceva la facilità d'entusiasmo
del suo simile e cercò di portare la
conversazione su dati oggettivi.
«Ok, cominciamo della sua atmosfera:
descrivimela.»
«È formata da una miscela di gas: azoto,
argon, biossido di carbonio, neon, elio,
metano, kripton, idrogeno, xeno… Tutti questi
agenti, combinati tra loro, creano un involucro
che permette di respirare senza maschera di
ossigeno.»
Globlin ammise intimamente che i valori
erano sorprendenti, ma non tradì alcuna
emozione mentre parlava.
«Interessante. Parlami della forza di gravità.»
«Varia da luogo a luogo, ma
approssimativamente, corrisponde a 9,80665
m/s².»
«Identica a quella sul nostro pianeta.»
«Esatto.»
«Ora veniamo al pianeta. Com'è fatto, grosso
modo? Descrivimi la sua geosfera.»
«Secondo le mie analisi, si tratta di un
pianeta complesso, al cui equilibrio
partecipano una serie di fattori» rispose
l'Essere Supremo. «Cercherò di sintetizzarli. Il
pianeta ha forma sferica. Al suo interno è
costituito da rocce, sia basiche che acide, la
superficie, invece, è coperta da acqua e terra.
La terra, a parte piccole isole come quella su
cui sono atterrato, è concentrata in un solo
continente, ma, stando ai miei studi, dato che
la crosta planetaria è in continuo movimento,
si tratta di un assetto temporaneo. Il blocco è
destinato a spezzarsi.»
«Cioè si distruggerà?»
«No, si dividerà in tanti sotto blocchi. Ma si
tratta di un fenomeno lentissimo, per quanto
inesorabile, che non comprometterebbe in
alcun modo l'evoluzione di una eventuale
specie vivente.»
«E i corpi celesti che circondano questo
pianeta contribuiscono al suo equilibrio
sistemico o lo mettono a rischio?»
«No, contribuiscono e in modo
fondamentale. Il pianeta si trova ai margini di
una galassia spiraliforme. Ruota su se stesso e,
contemporaneamente, attorno a una stella
madre che lo illumina e lo riscalda, rendendolo
abitabile. Questa stella, però, brucerebbe il
pianeta se, quest'ultimo non si esponesse alla
luce a farsi alterne.»
«Quindi, per un certo periodo di tempo,
sprofonda nelle tenebre.»
«Sì, ma tenebre parziali, rischiarate da una
luce delicata, irradiata di riflesso da un satellite
che si pone innanzi alla stella madre. Questo
posto è magico, Globlin, credimi. Non ne
troveremo uno migliore in tutto l'universo,
dovresti vederlo.»
Globlin si prese alcuni istanti per riflettere.
Se l'Essere Supremo aveva raccontato il vero -
e non c'era motivo di dubitarlo - quello era
proprio il pianeta che faceva al caso loro. Il
posto giusto ove sviluppare il programma
Duebraccia-Duegambe-Unatesta.
Il programma Duebraccia-Duegambe-
Unatesta prevedeva la creazione di una specie
intelligente di individui che, nel tempo, si
sarebbero evoluti in esseri simili all'Essere
Supremo e agli abitanti del suo pianeta.
Individui che camminavano su due gambe, che
avevano due braccia e una testa pensante e,
all'apice della loro evoluzione, si sarebbero
perfezionati al punto di formare una società
assolutamente pacifica, che si basava
sull'amore e sulla concordia. L'Essere
Supremo e i suoi simili avrebbero osservato
questa società crescere nel tempo, progredire,
divenire perfetta e della cosa avrebbero gioito,
perché per loro non c'era gioia maggiore che
impiantare la vita nei pianeti disabitati e
vederla evolversi al suo meglio e illuminare lo
spazio infinito con la luce dell'Amore.
Globlin disse: «Va bene.»
L'Essere Supremo non poté fare a meno di
emettere un verso di stridula contentezza. «"Va
bene" significa che mi autorizzi ad avviare il
programma Duebraccia-Duegambe-Unatesta?»
«Sì, Plagas. Sembra proprio che tu abbia
trovato il pianeta ideale dove far fiorire la
nostra specie perfetta, creata con tanto amore
in laboratorio. Hai la mia autorizzazione.
Come intendi procedere?»
«Verserò i microorganismi nell'acqua e così
tutto avrà inizio.»
A comunicazione terminata, gli occhi neri
dell'Essere Supremo si sciolsero in un pianto
di felicità.
Continua...
Scarica l'ebook dell'antologia comprendente
questo e altri racconti a 0,99 euro