Io sono sempre lì.
Osservo le persone, immobile, in silenzio.
Tutti mi passano davanti, senza vedermi;
dopotutto si accorgono di me solo quando è
ormai troppo tardi.
Non me la prendo, è il mio compito; un
compito molto frainteso e svalutato, che mi fa
passare spesso per un essere malvagio.
Eppure fa parte della natura: se vi è la luce, vi
devono poi essere anche le tenebre.
Metto paura, forse perché non mi conoscono,
forse perché non mi conosceranno mai
appieno, neppure quando mi incontreranno.
Molti sperano, altri mi invocano, ma raramente
mi chiamano per se stessi.
Il mio è un servizio speciale, che non ha
bisogno di chiamate o invocazioni, anzi, io
arrivo quando meno la gente se lo aspetta, e
per questo mi odiano.
Per esempio adesso sono qui, di fronte ad un
magazzino abbandonato.
Una decina di persone davanti a me, fucili in
mano, raccolte a cerchio intorno ad un uomo
terrorizzato al centro. Questo è immobile,
sanguinante.
Era stato malmenato prima di essere portato lì,
e adesso è legato, attendendo la sua fine.
Non mi sono mai interessato delle questioni
politiche, per me tutti gli uomini sono uguali.
Sempre alla ricerca di un modo creativo per
morire: tra bombe atomiche, armi da fuoco e
armi bianche si ha solo l'imbarazzo della scelta.
Io osservo tutto, mentre quelle persone
parlano, come ad invocare qualcosa, come per
dimostrare il fatto che stavano compiacendo
un Dio superiore.
Credete veramente che una qualsiasi divinità
vi assisterebbe in questa carneficina?
Credete veramente che chi porta la vita sia
felice di chi regala la morte?
Non ho mai preso parti, neppure a livello
religioso: sono un tipo pratico, mi interessa
solo il mio lavoro, e non posso che restare
immobile, attendendo l'inevitabile.
Dopo quella che doveva essere una preghiera,
o un'invocazione, le persone iniziano a
chiamare il mio nome, per compiere il dovere
Eppure io non porto ne il male ne il bene.
Sembra un controsenso, eppure nonostante io
sia un mistero, rimango comunque la più
grande sicurezza che si può avere nella vita. Se
bisogna essere reali è la mia controparte ad
essere più terribile, più malvagia ed inesorabile
di me.
La vita.
Certo non lei in realtà, ma come la si sfrutta,
come le persone ne fanno uso.
C'è chi riesce a trovare nel mondo la sua parte,
contribuendo a portare un grande contributo
alla civiltà. Per loro la fine non esiste, visto
che gli ideali di una persona possono brillare
in eterno nella memoria degli uomini.
C'è chi si accontenta, riuscendo ad essere
felice senza aver bisogno di spaziare in ambiti
più grandi di loro. Per esso il mio arrivo non
porta timore o paura, ma solo incertezza.
E poi c'è chi si abbandona ad un ideale, senza
pensare che possa essere vero o solo
un'illusione, senza tenere conto degli altri.Loro
sono coloro che mi temono più di tutti,
talmente tanto da immolarsi per avere
un'illusione di salvezza. Una specie di istinto
bestiale, che li spinge ad uccidere perché non
vogliono morire, e li portano a morire per
uccidere.
Mi temono, perché conoscono solo il
linguaggio di morte, ma non sanno cosa io
voglia dire.
Ma io non dico nulla, svolgo il mio dovere e
basta.
All'improvviso sento i colpi che partono, sento
le membra dell'uomo farsi pesanti, il corpo di
marmo.
Ma io sono qui, ad accoglierlo.
Imbraccio la mia falce e mi avvicino al
sofferente.
Raccolgo la flebile anima di un altro essere
umano, togliendo da lui tutte le angosce, tutte
le fatiche, tutti i dolori.
Io sono la Morte, e non so se l'uomo capirà
mai la differenza tra me e mia sorella la Vita.